C'è un po' di DEI nell'App "Immuni"

Tre dei quattro fondatori dell'azienda che la sviluppa si sono laureati al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Padova

Non tutti lo sanno, ma l'app Immuni, scelta dal Governo Italiano per il tracciamento della prossimità fra le persone durante le prossime fasi di lotta alla pandemia di Covid-19, è stata sviluppata dall'azienda milanese Bending Spoons, leader in Europa per lo sviluppo di apps. Un'azienda milanese nella sede ma non nelle sue origini: ben tre dei suoi fondatori sono infatti veneti e si sono conosciuti proprio qui, al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Padova, dove si sono laureati e da dove è iniziato il loro percorso insieme.
Dopo la laurea in Ingegneria dell'Informazione, Luca Ferrari, Matteo Danieli e Francesco Patarnello hanno proseguito i loro brillanti studi alle nostre Magistrali e, insieme hanno poi partecipato al programma di doppio titolo TIME con la seconda parte del percorso svolta al DTU (Danmarks Tekniske Universitet - Technical University of Denmark ) in Danimarca, dove è successivamente nata proprio Bending Spoons.

Fiera dei suoi ex studenti, la professoressa Maria Elena Valcher si è messa in contatto con uno di loro, Luca Ferrari, che ha deciso di condividere volentieri la sua esperienza di studio al DEI, il percorso che ha portato lui e i suoi compagni al successo di Bending Spoons e qualche consiglio per chi volesse percorrere una strada simile alla loro:

Bending Spoons è nata nel 2013 dall'iniziativa di 5 amici, tre dei quali ex-studenti del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione (DEI) dell'Università di Padova. Che progetto avevate in mente? Era quello che volevate fare da grandi?
Ho sempre sognato di fare l'imprenditore, e Bending Spoons non è stato il primo tentativo. Con Francesco e Matteo avevamo infatti già fondato una startup—si chiamava Evertale. Ma purtroppo quel progetto era finito male. Con Bending Spoons non avevamo un'idea precisa di prodotto, ma eravamo (e siamo ancora oggi) determinati a costruire un'azienda straordinaria. La nostra missione è sempre stata quella di creare una delle migliori aziende di sempre, in particolare una che offra posti di lavoro davvero straordinari, oltre che ovviamente porti sul mercato prodotti vincenti. Speriamo di riuscire ad avere un piccolo impatto positivo sul mondo attraverso Bending Spoons. Non tutti sanno che la fondammo in Danimarca, dove avevamo concluso gli studi, ma che la spostammo ben presto in Italia, per dimostrare che un'azienda tecnologica di caratura mondiale si può costruire anche dal nostro Paese. Speriamo di riuscire a ispirare altri giovani a provarci e a fare anche meglio di noi.

Come è nata e cresciuta la tua passione per l’Ingegneria? Una vocazione o un caso fortunato?
Ho sempre amato la logica (la matematica era la mia materia preferita alle scuole superiori, di gran lunga), ma ho anche sempre voluto costruire cose tangibili, che facessero la differenza nella pratica. Quando fu il momento di scegliere un percorso universitario, valutai tantissime opzioni, per poi scegliere ingegneria perché mi sembrava offrire una buona commistione di discipline fondate sulla logica astratta e altre con un taglio molto pratico. Devo dire che fu una scelta molto incerta (un vero calvario!). Non mi sento il classico ingegnere nato.

Che cosa hai imparato o quali esperienze hai vissuto al DEI (accademicamente, ma non solo) che a tuo avviso hanno influenzato maggiormente le tue scelte e il tuo presente?
La cosa più importante che mi successe al DEI fu conoscere Francesco, un amico prezioso e il compagno di tutte le avventure professionali (e non solo) da allora fino ad oggi. Oltre a Francesco conobbi tante altre persone fantastiche, sia studenti che professori. E poi andare a vivere via dalla mia famiglia (vengo dalla provincia di Verona)—mi aiutò molto a crescere. Infine, lo studio di materie interessanti e sfidanti, dovendo pianificare il lavoro con settimane di anticipo, mi aiutò tanto a crescere nella mia abilità di apprendere e organizzarmi.

Pensi che il programma TIME del DEI abbia avuto un ruolo importante nella vostra vita professionale? Lo consiglieresti agli studenti che sono attualmente iscritti a Ingegneria?
Fu fondamentale e lo consiglio con enorme entusiasmo. Andare a vivere lontano da casa permise a Francesco, Matteo e me (partecipammo al TIME tutti e tre) di crescere moltissimo. Io sono della provincia di Verona, e già avevo lasciato casa da anni per trasferirmi a Padova, ma vivere in un altro Paese non è la stessa cosa. In particolare, fu straordinario essere esposti a una cultura diversa e iniziare a vedere tante cose che davamo per "normali" come normali solo localmente, non assolutamente. Ci aprì la mente e ci forzò ad abituarci a cambiare spesso e tanto. E avere una mente aperta ed essere pronti al cambiamento sono caratteristiche fondamentali per avere qualche speranza come imprenditori.

Cosa consigli a chi sta iniziando Ingegneria o a chi vuole intraprendere un percorso come il vostro?
Primo, suggerisco di ponderare cosa si voglia dalla vita, porsi degli obiettivi e poi lavorare a ritroso per prendere le scelte giuste per raggiungerli. Secondo, soprattutto se questi obiettivi sono ambiziosi, consiglio di lavorare davvero duramente, perché la competizione è tanta e nella sfera professionale nessuno regala niente. Posso dire che Francesco, Matteo e io abbiamo lavorato come dei matti (letteralmente quasi tutto il tempo di veglia) per dieci anni per ottenere i risultati che abbiamo ottenuto. Servono sacrifici davvero grandi, sacrifici che si possono fare a cuor leggero solo se uno ha pensato a fondo ai propri obiettivi ed è convinto che siano importanti e giusti. Terzo, bisogna fare attenzione a non perdere opportunità perché si sta sempre a testa bassa, a seguire il piano. La vita è imprevedibile e molti traguardi si raggiungono anche sapendo deviare dalla strada apparentemente maestra, quando si scorge un percorso alternativo potenzialmente migliore.

Come vedi il futuro delle app e di Bending Spoons? Come vedi la vostra società tra 10 anni?
Il mercato delle app è grande e in crescita, ma anche estremamente competitivo. Pensiamo di poter continuare a fare bene per parecchio tempo, ma per essere un'azienda molto più grande e solida fra dieci anni, fin da subito dovremo prendere decisioni difficili e apparentemente rischiose, eseguire molto bene e avere anche un po' di fortuna.

Come vi sentite a essere stati scelti per sviluppare Immuni: orgogliosi o preoccupati?
Sicuramente poter dare una mano al proprio Paese in un momento così importante ci riempie d'orgoglio. Allo stesso tempo, siamo molto preoccupati perché le variabili e le possibilità di sbagliare sono tantissime. Non c'è un manuale su come si faccia un'app di tracciamento di prossimità che sia realmente efficace. Inoltre, tante cose non dipendono da noi. In ogni caso, stiamo dando davvero il massimo e sono certo che non avremo rimpianti, comunque vada.

Alcune persone manifestano preoccupazione per aspetti di privacy legati alla raccolta di dati sensibili che inevitabilmente Immuni deve fare per poter fornire il servizio per il quale è stata progettata. Come ti sentiresti di rassicurarli?
Non spetta a noi comunicare su questi temi. Quello che posso dire è che la tutela della privacy è stato fin dall'inizio un criterio fondamentale per il progetto e che la soluzione che sta sempre più prendendo forma eccelle da questo punto di vista. Gli utenti potranno usare l'app in totale serenità.

Come ultima cosa, ci racconti di una lezione importante che hai imparato?
Nel tempo ho capito come il nostro ego ci danneggi. Per ottenere grandi risultati bisogna cercare di avere la massima apertura al feedback, sia quello che ci danno espressamente le persone, sia quello indiretto degli eventi. Serve davvero un'onestà intellettuale assoluta, anche quando riconoscere la verità fa male. Un perdente trova scusanti in fattori esogeni per non essere arrivato alla meta, ma non mette mai in dubbio la bontà delle proprie scelte. Un vincente invece, oltre a riconoscere i fattori esogeni che certamente non mancano mai, analizza criticamente e umilmente il proprio operato, nel tentativo di identificare cosa fare diversamente in futuro.